IMPARARE AD IMPARARE
Un bell’esordio quello de i14 – Soft Skill Labs. Il ciclo di incontri non poteva che partire con un tema strettamente legato all’apprendimento come “imparare a imparare”, dato che i partecipanti saranno impegnati da novembre a giugno con l’obiettivo di mettersi in gioco per confrontarsi su tutte quelle competenze non specificatamente tecniche ma personali, emozionali, umane spesso più decisive di quelle professionali.
Antonio Massari, formatore e consulente in Change Management, ha ben condotto e sapientemente gestito i vari gruppi di lavoro presentando il tema in una dimensione collettiva dell’apprendimento.
Dopo aver inquadrato il concetto di apprendimento come parte portante del nostro vivere quotidiano, fatto di esperienze, competenze, comportamenti ed emozioni, siamo entrati in una dimensione aziendale di “apprendimento collaborativo”, dove per poter crescere bisogna essere consapevoli della parzialità della propria visione individuale, mettendola al servizio del gruppo di lavoro. In tal modo il gruppo si apre ai punti di vista di ciascuno e opera nella convinzione che l’insieme è maggiore della somma delle singole parti: in un gruppo che apprende infatti, le singole persone non solo si danno regole ma si danno l’uno all’altro e si amalgamano tra loro come gli ingredienti ben dosati di una torta squisita. Ognuno di noi è dunque una parte dell’intera organizzazione, è teso proattivamente a donarsi con la forza dell’esempio e a fare la sua parte del tutto.
In organizzazioni di questo tipo – definite Learning Organization – l’apprendimento non è più solo un mezzo ma diviene lo scopo.
Per esempio si è solito riflettere prima di agire. Ma difficilmente si riflette dopo aver agito. Lo si fa solo quando le cose vanno male, per correre ai ripari o per individuare i colpevoli.
Quando le cose vanno bene, di solito non si riflette sul successo in maniera collettiva e dunque si finisce per replicare la stessa formula all’infinito, scadendo nella routine e dunque non innovando, non migliorando e sedendosi.
Antonio Massari ha attribuito la paternità di questa linea di pensiero a Peter Senge, che con il libro “La quinta disciplina” ha dato un grande contributo alla scienza del management nel pensare all’azienda come a un gruppo di persone che apprende, come a un organismo vivente che si sviluppa in maniera autonoma e partecipata. Dunque l’approccio degli individui da competitivo e prevaricatorio diviene collaborativo, accogliendo con positività il cambiamento e inglobando in esso nuovi approcci relazionali.
E con l’andare del tempo e di queste pratiche virtuose, si sviluppa una saggezza del gruppo che porta ciascun individuo ad accettare di buon grado qualsiasi decisione: il contesto che siamo stati capaci di creare ci porta inevitabilmente alla risoluzione dei problemi.
Così l’azienda ripensa continuamente se stessa, non si uniforma o conforma, accetta le voci fuori dal coro che generano energia e portano innovazione. Dunque anche quella che chiamiamo più in generale “cultura organizzativa” la si crea collettivamente attraverso il gruppo che apprende e che lo fa continuativamente.
In tal senso le “soft skill”, gli aspetti relazionali diventano decisivi per produrre risultati. La valorizzazione delle persone e della loro unicità rappresenta un tassello imprescindibile verso il raggiungimento degli obiettivi, dove il vantaggio collettivo è anche il mio vantaggio.
Le organizzazioni che lavorano in questo modo, apprendono meglio e performano al meglio.
L’esercitazione individuale e poi quella di gruppo per singolo tavolo, dove abbiamo vissuto concretamente un processo di apprendimento collettivo riflettendo sulle sue stesse dinamiche, hanno reso concreta e tangibile la tematica affrontata.
La mattinata si è splendidamente conclusa con un delizioso aperitivo rinforzato che ha consentito ai partecipanti di socializzare e scambiarsi idee, pareri e impressioni.
Davide Dabbicco