SAPER COMUNICARE
Come trasmettere efficacemente le proprie idee agli altri.
Non una lezione frontale ma una vera e propria esperienza di formazione quella vissuta dai partecipanti all’incontro “Saper Comunicare”, all’interno del percorso de i14-Soft Skill Labs, egregiamente condotto dalla nostra Emanuela Megli.
Il taglio lo si era capito fin da subito: fin dalla richiesta fatta a ciascuno dei presenti di portare la propria sedia davanti, ottenendo una disposizione informale delle sedute in cerchio, lasciandosi così alle spalle le “barriere comunicative” costituite dai banchi. Un gesto simbolico, una adesione mentale ed emotiva a “fare un passo avanti”, avviando un percorso di crescita comune e una piattaforma comune di senso, metafora perfetta del tema della giornata.
Da qui in poi l’incontro si è svolto con assoluto coinvolgimento e massima interazione, spaziando su tematiche relative alla comunicazione interpersonale e al public speaking.
Tra le tante considerazioni e spunti emersi, tre verità di fondo hanno catturato la mia attenzione:
LA COMUNICAZIONE È RELAZIONE
La comunicazione è il più grande sacrificio che l’essere umano possa fare. Se l’obiettivo è trovare un punto d’incontro per entrare in sintonia con l’altro, c’è bisogno di un grande sforzo emotivo ed individuale, prima ancora che tecnico.
LA COMUNICAZIONE STA NEL RESPONSO CHE SE NE OTTIENE
Importante il giudizio, i suggerimenti e il feedback degli altri rispetto al nostro modo di comunicare. Se una persona ti dice che ti è cresciuta la proboscide, non ci fare caso. Ma se sono più persone a dirtelo, forse è il caso che ti guardi allo specchio, recita un detto indiano.
LA COMUNICAZIONE È EMOZIONE
Dopo aver scandagliato una serie di tecniche e di accorgimenti utili ad ottenere un efficace public speaking (il tono e il colore della voce, le pause, la postura, il contesto, l’attenzione all’uditorio, l’accompagnamento di slide efficaci, etc.), abbiamo scoperto come la comunicazione è tecnica solo per il 20%. Il restante 80% è pura emozione. Il segreto per veicolare al meglio questa emozione è essere se stessi. Il vero messaggio siamo noi, il nostro essere, che spontaneamente lascia passare a chi è dall’altra parte le emozioni in maniera autentica: le emozioni sono umane, vere, ci piacciono di più dei tecnicismi ostentati e ci fanno capire se e quando le persone ci mettono l’anima in quello che dicono e soprattutto in quello che fanno, con la giusta dose di umiltà.
Infine abbiamo imparato e sperimentato di persona a strutturare un discorso, concentrandoci sui suoi tre momenti principali: l’APERTURA, in cui annunciamo l’idea principale, che risulta essere il momento più importante per catturare l’attenzione e l’immaginazione del pubblico; il CORPO, la parte centrale del discorso in cui spieghiamo e argomentiamo; la CHIUSURA, in cui richiamiamo l’idea principale, tiriamo le somme con una morale e lanciamo una sfida per concludere al meglio il nostro speech. E lo abbiamo fatto partendo da singole parole astratte (concetti) o concrete (oggetti) segnate su un foglietto da ciascun partecipante e che, attraverso uno scambio, sono finite nelle mani di persone diverse da chi le aveva scritte.
In questa piccola “competizione” sul public speaking l’ha spuntata Rossella, una ragazza che ha saputo trasformare i suoi punti di debolezza (l’insicurezza e la supposta incapacità di parlare in pubblico), in punti di forza usando la spontaneità e l’umorismo, tanto da risultare la più applaudita dai presenti. Gran bella soddisfazione in un mondo dove la paura di parlare in pubblico supera addirittura quella di morire.
Davide Dabbicco